Ven. Ago 1st, 2025

Un fisico dell’Università di Portsmouth ha proposto una nuova interpretazione della gravità, allontanandosi dalle concezioni tradizionali e proseguendo in un campo in cui emergono nuovi studi con frequenza. Questa teoria innovativa suggerisce che la forza fondamentale che governa il cosmo potrebbe essere intrinsecamente legata al modo in cui la materia si organizza, emulando la logica di un sistema computazionale. La proposta del dottor Melvin Vopson collega l’attrazione gravitazionale a un processo di ottimizzazione dei dati simile a quello eseguito dagli algoritmi di un computer. Secondo il suo approccio, l’universo cercherebbe di ridurre il disordine, compattando le informazioni e la materia nello spazio in modo efficiente, come se fosse un grande processore.

L’universo come un gigantesco algoritmo

Il dottor Vopson basa la sua argomentazione su quella che definisce la “seconda legge della dinamica dell’informazione”, una proposizione secondo cui l’entropia di qualsiasi sistema rimane costante o aumenta nel tempo. È partendo da questo principio che egli postula che la gravità eserciti una forza di coesione sulla materia e sugli oggetti celesti per mantenere l’entropia ai livelli minimi, proprio come un computer organizza e comprime i dati per funzionare in modo più efficiente, come riportato nell’articolo pubblicato dalla società AIP Publishing.

Nel suo articolo, Vopson sviluppa l’idea che l’informazione sia immagazzinata in “celle elementari”, che definisce come il volume più piccolo possibile nello spazio all’interno della meccanica quantistica. Questi punti minimi sarebbero responsabili della codifica delle coordinate della materia all’interno di questa presunta simulazione, funzionando in modo analogo alla pixelizzazione che costituisce la realtà.

Per il fisico, questo processo è identico alla progettazione di un videogioco o di un’applicazione di realtà virtuale. Ciascuna di queste celle può contenere più di una particella, il che costituirebbe un meccanismo che consente a un sistema computazionale di ridurre al minimo il proprio contenuto informativo. In altre parole, tracciare un singolo oggetto nello spazio è computazionalmente molto più efficace che tracciare più oggetti, il che suggerisce una funzione di compressione.

Una teoria che sfida il dato acquisito

La difesa della teoria della simulazione non è nuova per Vopson. Già nel 2022, lo scienziato aveva sostenuto che i genomi del virus COVID-19 mostravano una diminuzione dell’entropia nel tempo, il che, secondo lui, rafforzava le prove della sua seconda legge della dinamica dell’informazione. Questa scoperta, all’epoca, aveva già suscitato notevole interesse in ambito accademico.

In un altro studio di notevole rilievo, il fisico ha ipotizzato che l’informazione potrebbe essere considerata una “quinta forma di materia”. Questo concetto, che va oltre gli stati tradizionali della materia, cercava di offrire una nuova via per dimostrare la plausibilità che viviamo in un ambiente simulato, aprendo un ampio dibattito tra gli esperti.

Tuttavia, l’accettazione di queste ipotesi straordinarie da parte della comunità scientifica in generale rimane un’incognita. Le affermazioni che cercano di ridefinire la nostra comprensione della realtà richiedono prove altrettanto straordinarie per essere convalidate e ottenere il sostegno dei circoli accademici più consolidati, il che rappresenta una sfida considerevole per la loro diffusione.