Gio. Ago 7th, 2025

Le vigogne, parenti selvatici dei lama e degli alpaca, vivono sulle Ande e utilizzano “latrine comunitarie” dove depositano grandi quantità di letame. Questi accumuli accelerano la colonizzazione vegetale dei terreni appena esposti dallo scioglimento dei ghiacciai, un processo che normalmente richiederebbe più di 100 anni.

Il ruolo inaspettato delle vigogne nella rigenerazione dei paesaggi andini

Nel cuore delle Ande, un cambiamento silenzioso sta avvenendo sul terreno che, fino a poco tempo fa, giaceva sotto il ghiaccio. Il rapido ritiro dei ghiacciai sta lasciando scoperte superfici nude e senza vita, dove le piante impiegherebbero più di un secolo per insediarsi. Tuttavia, un attore inaspettato sta abbreviando questi tempi: la vicuña.

Questo parente selvatico della lama deposita grandi quantità di letame ricco di sostanze nutritive in zone specifiche, formando latrine comunitarie che funzionano come veri e propri vivai in miniatura. Lì, la vita vegetale avanza di decenni rispetto a quanto sarebbe normale in un ambiente così ostile.

Più che letame: una risorsa fondamentale negli ecosistemi di alta montagna

Le latrine delle vigogne concentrano carbonio organico, azoto e fosforo a livelli molto superiori a quelli del suolo circostante, oltre a trattenere più umidità anche in condizioni di estrema siccità.

Queste micro-zone fertili non solo facilitano la germinazione dei semi, ma promuovono anche un’elevata diversità microbica, creando le condizioni ideali per la prosperità delle piante e degli animali colonizzatori.

In pratica, ciò significa che in pochi anni possono apparire macchie verdi in un ambiente che, senza questo intervento naturale, rimarrebbe arido per generazioni.

Cascata ecologica: più fauna e un ciclo autosufficiente

La vegetazione che cresce intorno a queste latrine attira altri erbivori e, di conseguenza, predatori come il puma, arricchendo la catena alimentare dell’alta montagna. Anche le vigogne stesse ne traggono beneficio, nutrendosi delle piante che crescono vicino ai loro depositi.

Le immagini delle fototrappole hanno documentato specie rare ad altitudini estreme, confermando che il recupero vegetale, sebbene localizzato, amplia il raggio vitale di numerosi animali.

Adattamento al cambiamento climatico accelerato

Nonostante il loro ruolo positivo, le vigogne non possono da sole frenare l’impatto di un cambiamento climatico senza precedenti in termini di velocità e portata.

Tra il 2000 e il 2019, i ghiacciai non polari hanno perso circa 267 miliardi di tonnellate di ghiaccio all’anno. Se le tendenze attuali persistono, fino al 68% dei ghiacciai del pianeta potrebbe scomparire nei prossimi decenni, compromettendo l’approvvigionamento idrico di centinaia di milioni di persone.

Questo contesto rende evidente che, sebbene le vigogne siano un esempio di resilienza naturale, sono necessarie misure umane incisive per mitigare i danni: drastica riduzione delle emissioni, ripristino attivo degli ecosistemi e protezione rigorosa della biodiversità andina.

La storia delle vigogne offre una lezione preziosa: le soluzioni naturali possono accelerare il ripristino ecologico se integrate in strategie di conservazione di ampio respiro. Alcune idee pratiche per potenziare questo tipo di processi includono:

  • Protezione legale delle aree chiave in cui agiscono come rigeneratori naturali.
  • Monitoraggio scientifico a lungo termine per misurare il loro impatto sulla successione vegetale e sulla fauna associata.
  • Progetti di ripristino ispirati ai processi naturali, utilizzando letame e materia organica locale per accelerare la rivegetazione nelle zone degradate.
  • Educazione e partecipazione della comunità affinché le popolazioni locali riconoscano e proteggano questo ruolo ecologico.

Se questi sforzi vengono combinati con politiche climatiche ambiziose, le vicogne potrebbero diventare alleate strategiche per conservare la vita in alta quota e offrire una tregua a ecosistemi che altrimenti potrebbero scomparire.