Mar. Ago 5th, 2025

Le rocce vulcaniche della Sardegna hanno appena rivelato tre nuove Domus de Janas nel complesso archeologico di Sant’Andrea Priu. Il folklore sardo le chiama “Case delle Fate”, ma sono una delle testimonianze più antiche della vita rituale nel Mediterraneo. Questa scoperta in Italia porta a 20 il numero totale di tombe sotterranee. I lavori di scavo, promossi dal Ministero della Cultura italiano, hanno portato alla luce tre tombe denominate XVIII, XIX e XX. Ognuna racconta la propria storia attraverso oggetti unici. L’archeologia moderna conferma ciò che le leggende popolari intuivano: queste strutture scavate cinque millenni fa nascondono storie straordinarie.

Tesori sepolti che prendono vita

La Tomba XVIII presenta un corridoio d’ingresso che conduce a una camera centrale quadrata. Gli antichi abitanti hanno scolpito un focolare cerimoniale al centro. Gli archeologi hanno trovato frammenti di ossidiana, un fuso, un’ascia di pietra verde e diversi picconi.

La Tomba XIX è più piccola ma altrettanto intrigante. Presenta un ingresso a forma di padiglione che conduce a due camere interne. Frammenti di ceramica e una brocca in miniatura sono stati trovati sparsi sul pavimento roccioso, testimonianza del lavoro degli antichi archeologi naturali che sono stati il tempo e l’erosione.

La Tomba XX si aggiudica tutti gli onori: sette stanze collegate da corridoi laterali. In una delle camere è ancora visibile una fascia decorativa dipinta. Gli oltre 30 recipienti in ceramica di epoca romana le hanno valso il soprannome di “Tomba dei Vasi Romani”, una scoperta nella scoperta.

I reperti saranno trasferiti al Centro di Restauro e Conservazione di Li Punti. Ogni pezzo è un tassello del puzzle che compone il mosaico delle comunità che abitavano queste terre quando la scrittura non esisteva ancora, un lavoro che richiede la precisione dell’archeologia moderna.

Una scoperta che cambia la storia

Questa scoperta dimostra l’importanza che questi esseri avevano per gli antichi.

Le Domus de Janas devono il loro nome al termine sardo che significa “Casa delle Fate” o “Casa delle Streghe”. Furono scavate tra il 3400 e il 2700 a.C. Queste tombe riflettono le credenze delle comunità neolitiche sarde.

Molte costruzioni imitano la disposizione delle case dell’epoca. Le comunità neolitiche vedevano la morte come una transizione verso un altro tipo di esistenza. I motivi decorativi includono spirali, corna di toro e false porte che fungevano da guide nel viaggio verso l’aldilà, elementi che interessano gli specialisti in archeologia funeraria.

Il complesso di Sant’Andrea Priu è una delle necropoli preistoriche più importanti della Sardegna. Si trova sulle pendici dell’altopiano di Meilogu ed è scavato nella roccia vulcanica. Il sito mostra tracce di utilizzo durante il periodo romano e l’alto Medioevo, coprendo millenni di attività umana che hanno reso questo luogo un vero paradiso per l’archeologia.

Gli scavi proseguiranno nella parte inferiore del sito, dove sono già emersi segni di insediamenti romani e medievali. Le tombe appena scoperte saranno aperte al pubblico, promuovendo il turismo culturale della zona e consentendo a più persone di conoscere queste fate di pietra che custodiscono i segreti del passato.