Gio. Lug 31st, 2025

Scienziati della Rice University e dell’Università di Houston hanno creato un supermateriale ecologico che potrebbe sostituire la plastica, il vetro e persino alcuni metalli.

Addio alla plastica? Un supermateriale ecologico che supera metalli e vetro

Un team di ricercatori della Rice University e della University of Houston ha raggiunto quello che molti considerano un traguardo importante nella ricerca di alternative sostenibili alla plastica. Utilizzando batteri per coltivare cellulosa con una struttura allineata in modo controllato, hanno creato un biomateriale ultra resistente, flessibile e funzionale, in grado di competere con la plastica sintetica e persino con metalli e vetro in numerose applicazioni.

Tecnologia batterica per i materiali del futuro

La chiave di questo progresso risiede nella biocellulosa batterica, una sostanza pura, abbondante e biodegradabile generata naturalmente da alcuni microrganismi. A differenza della cellulosa vegetale, questo biopolimero può essere prodotto senza abbattimento di alberi, pesticidi o grandi appezzamenti agricoli.

La novità è che, utilizzando un bioreattore rotante, i ricercatori sono riusciti ad allineare in tempo reale le fibre di cellulosa durante la loro crescita. Questo allineamento dà origine a fogli con una resistenza alla trazione che raggiunge i 436 megapascal, equivalente alla resistenza di alcune leghe metalliche leggere.

E non è solo resistente. Il materiale risultante è trasparente, pieghevole e modellabile, qualità che lo rendono molto interessante per settori come l’elettronica flessibile, gli imballaggi sostenibili o persino i componenti strutturali nella mobilità leggera.

Oltre la plastica: proprietà avanzate e personalizzabili

Uno dei grandi risultati dello studio è stato dimostrare che questo nuovo materiale può essere funzionalizzato durante la sua sintesi. Aggiungendo nanosfogli di nitruro di boro, un composto noto per la sua elevata conduttività termica, il team ha ottenuto un materiale ibrido con una resistenza ancora maggiore (553 MPa) e con una dissipazione del calore tre volte più efficiente rispetto ai campioni non modificati.

Questo tipo di proprietà apre la strada a soluzioni per problemi attuali come il surriscaldamento dei dispositivi elettronici, uno dei colli di bottiglia nella progettazione di tecnologie più efficienti e durevoli.

Inoltre, l’approccio è modulare: diversi additivi possono essere integrati durante la coltura batterica per adattare le proprietà del materiale a esigenze specifiche, come barriera ai gas, resistenza ai raggi UV o conduttività elettrica.

Un sostituto scalabile e rispettoso dell’ambiente

Uno degli aspetti più promettenti del progetto è la sua fattibilità industriale. Il metodo sviluppato non solo è scalabile, ma funziona in un unico passaggio, senza richiedere processi chimici aggressivi o temperature elevate. Questa efficienza energetica lo rende una soluzione interessante non solo per il suo ridotto impatto ambientale, ma anche per il suo potenziale economico competitivo rispetto ai polimeri convenzionali.

L’Unione Europea, ad esempio, sta già incentivando questo tipo di sviluppi attraverso iniziative come il Patto Verde Europeo, che mira a sostituire la plastica monouso con materiali rinnovabili e compostabili in settori chiave entro il 2030. In questa ottica, il materiale potrebbe posizionarsi come alternativa per imballaggi alimentari, sacchetti, componenti elettronici e tessuti tecnici.

In paesi come il Giappone, la Corea del Sud e la Germania esistono già startup che stanno esplorando applicazioni commerciali della cellulosa batterica per imballaggi e cosmetici. Questo progresso scientifico potrebbe offrire loro una base tecnologica più solida ed efficiente.

Potenziale

L’impatto reale di questa tecnologia va oltre il laboratorio. Il suo uso diffuso potrebbe:

  • Ridurre drasticamente la produzione di microplastiche, soprattutto in settori come l’imballaggio o l’elettronica usa e getta.
  • Sostituire i materiali non riciclabili con altri compostabili e a ciclo chiuso.
  • Diminuire l’impronta di carbonio associata alla produzione e al trasporto di plastica derivata dal petrolio.
  • Promuovere modelli di economia circolare, in cui i rifiuti vengono rivalorizzati o compostati invece di finire nelle discariche o nei mari.
  • Promuovere nuove catene di produzione locale, basate sulla biotecnologia anziché sulla petrolchimica, diversificando l’economia e riducendo la dipendenza energetica.

A lungo termine, tecnologie come questa potrebbero essere integrate in sistemi urbani di produzione decentralizzata, come le biofabbriche modulari, in grado di produrre materiali su richiesta e a basso impatto.

Lo sviluppo di questo supermateriale non è un semplice miglioramento tecnico: è un’opportunità concreta per ripensare il nostro rapporto con i materiali e avanzare verso un modello di società più pulita, resiliente e consapevole dei propri limiti planetari.