Diciamolo chiaramente, per molte mamme l’estate può trasformarsi più in un campo di battaglia mentale che in un momento di relax e divertimento. È finita la stagione del riposo per dare il benvenuto ai mesi del “mamma, mi annoio”, “mamma ho ancora fame”, “mamma cosa facciamo oggi”, ‘mamma’, “mamma”, MAMMA.
La routine scompare in estate e appare lo stress delle mamme
Essere madre è incredibilmente duale: tanto meraviglioso quanto impegnativo. Tanto prezioso quanto complesso. E l’estate… ah, l’estate. Tutte quelle responsabilità extra che si aggiungono nei mesi estivi si traducono in un carico mentale per tutte le mamme che, se non prestano attenzione ad alcuni aspetti, corrono il rischio che le tanto attese vacanze non arrivino mai.
Vorrei poterti dire che tra libri, mojito e pigri pomeriggi di siesta e spiaggia. Ma francamente, devi essere molto fortunata se arriva l’estate e questo è l’unico pensiero che hai in mente (e ancora meglio, nella tua vita). Con l’estate, nonostante i campi estivi, la routine del resto dell’anno si chiude con la fine dell’anno scolastico fino a settembre. Tutto viene stravolto, tutto viene rimesso in discussione. All’improvviso, la struttura che funziona giorno dopo giorno scompare e noi mamme diventiamo una sorta di direttrici d’orchestra stagionali a tempo pieno. Come faccio a intrattenere i bambini per due mesi? Sono una cattiva madre se li lascio guardare la TV più di quanto dovrebbero? Come gestisco il tempo dedicato ai videogiochi?
Non c’è tregua perché C’È SEMPRE QUALCOSA DA FARE. La scuola chiude, i bambini sono a casa e lo zaino del resto dell’anno è pieno come sempre (nonostante sia estate). Tutto questo non fa altro che portarci a un senso di colpa che ci porta a etichettarci, ingiustamente, come cattive madri.
La pressione di tenere i figli occupati e felici durante l’estate può far sì che noi madri ignoriamo i nostri bisogni. Il desiderio costante di mantenere tutto in ordine mentre si soddisfano le aspettative sociali della “estate perfetta” è opprimente e, soprattutto, estenuante. E molte volte (troppe), si sacrificano le proprie vacanze per assicurarsi che tutto funzioni senza intoppi per gli altri. In modo che tutto continui normalmente mentre tu, come madre, sei completamente spenta.
“Il carico mentale non è solo fare le cose, è pianificarle e anticiparle”
Prima di tutto, è essenziale riconoscere che questi pensieri sono comuni e, cosa ancora più importante, che non definiscono il tuo valore come madre. Essere consapevoli di questo carico mentale ci dà il potere di gestirlo in modo più efficace. Alba Cardalda ci ricorda che “avere bisogno di una pausa non ti rende una cattiva madre, ti rende una madre umana che non è solo madre, ma anche molte altre versioni di sé stessa che svolgono ruoli diversi. E questo implica anche aver bisogno di recuperare energia per continuare a prendersi cura degli altri da una posizione sana”.
Come alleggerire questo carico ed evitare di cadere nella trappola dell’ingiusta e “cattiva maternità”? La psicologa raccomanda, prima di tutto, di “identificare che stiamo portando questo carico e dargli un nome, perché finché non lo mettiamo sul tavolo, lo viviamo in silenzio e si accumula sotto forma di cattivo umore, senso di colpa o esaurimento”.
Inoltre, spiega che “il carico mentale non è solo fare le cose, ma pianificarle, anticiparle, valutarle, soppesarle e pensare al piano d’azione per realizzarle prima che accadano. E in estate, con i bambini a casa e le routine stravolte, questo carico si moltiplica”.
Cercare momenti di pausa, delegare (anche se gli altri non fanno le cose come vorresti), permettersi di non essere sempre disponibili e verbalizzare ciò di cui si ha bisogno sono piccoli modi per resistere all’idea che si debba sostenere tutto.
Questa idea di identificare il carico mentale con tutti i compiti invisibili che nessuno nota è uno dei cavalli di battaglia del collettivo “malas madres” (cattive madri). Visita il loro Instagram e troverai molte idee con cui sicuramente ti identificherai.
Voglio che inizi la scuola, sono una cattiva madre?
“Portiamo con noi la convinzione che una buona madre sia quella che è sempre disponibile per i propri figli, felice di dedicarsi completamente a loro, senza lamentarsi, senza bisogno di spazio o tempo per sé stessa. E quando questo non accade (perché è impossibile che accada) subentra il senso di colpa“, dice Alba. E ci ricorda che ”le esigenze quotidiane e il nostro stile di vita rendono il desiderio che tornino a scuola un bisogno del tutto comprensibile e umano”.
Per l’esperta, questo desiderio così comune e allo stesso tempo taciuto significa che “sei esausta e hai bisogno di ritrovare te stessa, i tuoi tempi e la tua intimità. Non è mancanza di amore, è eccesso di esigenze”.
Volere che i nostri figli siano felici e si godano le vacanze, ma anche aver bisogno di tempo per noi stesse, non è in contraddizione. Questa dualità può provocare un senso di colpa, ma è importante ricordare che desiderare il ritorno a scuola non ci rende egoisti. Al contrario, riconoscere i propri bisogni è fondamentale per poter prendersi cura dei propri cari in modo equilibrato.
Come attivare la modalità vacanza: smetti di fare cose
Alba ci dà alcuni consigli: “Non sforzarti di entrare in uno stato idealizzato che non ti viene spontaneo. “Modalità vacanza” non significa sempre disconnessione totale o felicità costante, a volte significa poter rallentare, permetterci di non fare assolutamente tutto e cercare piccoli spazi all’interno del caos“.
Un altro consiglio che ci dà è ”essere consapevoli delle proprie aspettative, perché spesso ciò che non ci permette di goderci il momento non è ciò che sta accadendo, ma ciò che pensavamo dovesse accadere, ed è lì che emergono la rabbia e la frustrazione”.