Non è un segreto che la felicità non risieda nel successo professionale né nell’avere molti soldi. Anzi, potrebbe essere proprio dietro la porta di casa. Dopo oltre 75 anni di ricerche, il psichiatra di Harvard Robert Waldinger afferma che le relazioni umane di qualità sono la chiave per un benessere duraturo. A volte cerchiamo la felicità nei posti e nelle cose sbagliate. Senza pensare che forse è più vicina di quanto pensiamo. Il psichiatra Robert Waldinger, direttore del più grande studio sul benessere della storia, afferma che “non si tratta di quanto hai, ma di come ti prendi cura delle tue relazioni. E tutto inizia con un semplice gesto alla fine della giornata”.
Il piccolo gesto che cambia tutto
Ogni giorno torni a casa, lasci le chiavi e, senza rendertene conto, ti immergi nella routine quotidiana. Cosa succederebbe se ti fermassi un attimo per guardare, salutare, abbracciare o semplicemente entrare in contatto con chi ti aspetta? Ebbene, questo gesto, apparentemente semplice, potrebbe essere la tua salvezza a livello emotivo.
Robert Waldinger, psichiatra di Harvard e direttore dello Studio sullo sviluppo adulto (un follow-up su centinaia di persone per oltre 80 anni), da decenni studia cosa rende felici le persone. La sua conclusione non lascia indifferenti. “Le buone relazioni ci rendono più felici e più sani, punto”, sostiene.
Non è magia, è connessione
Quello che propone Waldinger non è l’ennesima routine di benessere. È un invito a rallentare e a riconnettersi. Nel suo discorso TED, con oltre 44 milioni di visualizzazioni, sottolinea che le persone più felici non sono le più ricche né le più famose, ma quelle che coltivano legami solidi. In questo modo, lo psichiatra afferma che “le persone che erano più soddisfatte delle loro relazioni a 50 anni erano le più sane a 80”.
Ecco perché quel primo momento in cui si arriva a casa è fondamentale. Il corpo è ancora carico dello stress della giornata, ma il cervello ha bisogno di un messaggio diverso: sei in un luogo sicuro, con persone che contano. Un bacio, un abbraccio lungo, una conversazione senza schermi. Insomma, uscire dall’emotività e connettersi davvero.
Anche il cervello ha bisogno di arrivare a casa
Quando ci lasciamo cadere sul divano, controlliamo compulsivamente la posta elettronica o ci lanciamo nelle faccende domestiche senza sosta e senza pensare, il sistema nervoso rimane in modalità allerta. Tuttavia, se cogliamo quel momento iniziale e lo utilizziamo per connetterci con il nostro partner, con i nostri figli o anche con noi stessi, qualcosa cambia. “Le relazioni non devono essere perfette, ma stabili e sicure”, afferma Waldinger.
Non importa se vivi da sola. Se crei un rituale con te stessa, anche quello conta. Cambiati, ascolta la tua musica preferita, metti via il cellulare e respira… Il messaggio è sempre lo stesso: “Questo momento appartiene a me e me lo godrò”.
Come integrare questa abitudine quando arrivi a casa
Fai una pausa. Non entrare di colpo. Rimani qualche secondo in silenzio, respira o cambia ritmo. L’esperto consiglia di “guardare chi ti aspetta. Non con fretta, ma con attenzione”.
Parla prima, poi pensa alle faccende. A volte basta un “Come stai?”.
Crea il tuo rituale. Se sei sola, fai qualcosa di simbolico che segni questo cambiamento di stato.
Ciò che conta davvero Waldinger lo definisce con una frase che dovremmo avere sulla porta di casa: “Le relazioni sono una forma di medicina”.
In definitiva, non si tratta di fare grandi gesti o di avere una vita sociale intensa. Si tratta di essere, di vedere l’altro e di lasciarsi vedere. E quella piccola abitudine di essere presenti quando si arriva a casa potrebbe essere l’inizio di una vita molto più felice e connessa.