Mer. Ago 6th, 2025

Scegliere di dedicare del tempo a se stessi, da soli, non deve necessariamente essere sinonimo di timidezza o isolamento sociale. A volte è una decisione consapevole legata al benessere emotivo e psicologico. È quanto spiegano le ricercatrici Thuy-Vy Nguyen e Netta Weinstein in un podcast pubblicato dall’American Psychological Association, in cui sottolineano sette qualità delle persone che scelgono uno stile di vita più solitario.

La solitudine che rigenera: quando stare da soli ti rende più forte

Uno dei punti di forza più evidenti è l’autoconsapevolezza. Secondo uno studio pubblicato dalla Biblioteca Nazionale di Medicina, trascorrere del tempo da soli permette un dialogo più profondo con se stessi.

Durante la pandemia, molte persone hanno sperimentato questa introspezione forzata, confrontandosi con pensieri ed emozioni che normalmente rimangono silenziosi in presenza di altri.

La solitudine stimola anche la creatività e la capacità di essere autonomi. Ricerche condotte da psicologi come Long e Averill rivelano che in ambienti tranquilli, lontani dal rumore sociale, la mente tende a generare idee originali e soluzioni innovative.

Questa capacità è rafforzata da ciò che i neuroscienziati descrivono come un flusso libero della rete neurale cerebrale. Richard Ryan ed Edward Deci, attraverso la Teoria dell’Autodeterminazione, sostengono che la solitudine permette di prendere decisioni basate sui propri gusti e valori, senza la pressione di dover piacere o compiacere gli altri.

Inoltre, chi coltiva la solitudine volontaria sviluppa una migliore regolazione emotiva, una maggiore concentrazione e preferisce relazioni più significative rispetto a legami superficiali.

Secondo diversi studi, dedicare solo 15 minuti al giorno alla solitudine aiuta a gestire lo stress in modo più efficace. Come sottolinea Cal Newport nel suo libro Lavoro profondo, evitare le distrazioni è fondamentale per raggiungere alti livelli di rendimento.