Gio. Lug 31st, 2025

La bottiglia Ozeanic, sviluppata a Ibi, utilizza una tecnologia che permette di ozonizzare l’acqua in situ, evitando così l’uso di fino a 1.000 bottiglie di plastica all’anno, contribuendo a ridurre sia i rifiuti che i costi. Con un costo medio di 65 euro, questa bottiglia permette di risparmiare fino a 250 euro all’anno rispetto al consumo abituale di bottiglie di plastica a 0,25 euro l’una. Ciò comporta una riduzione del 74% della spesa per l’acqua in bottiglia in un anno, che sale all’87% se utilizzata per due anni, oltre a un impatto ambientale molto minore. Questo risparmio economico si riferisce all’acquisto nei negozi abituali, che aumenta in strutture come gli aeroporti, dove il prezzo è molto più alto.

Ozeanic: la bottiglia che purifica l’acqua con l’ozono e salva il pianeta

Inoltre, la purificazione con ozono, sempre più utilizzata dai viaggiatori frequenti, è un sistema riutilizzabile che elimina fino al 99% dei batteri e dei virus presenti nell’acqua.

Oltre che per l’uso familiare e da parte di persone attente alla sostenibilità, questa bottiglia assume particolare importanza per il turismo responsabile e i viaggi di lunga durata, che richiedono un accesso continuo ad acqua potabile sicura. Non è solo una questione di comodità, ma anche di salute, sicurezza e sostenibilità. In molte destinazioni, sia urbane che remote, la qualità dell’acqua non è sempre garantita, costringendo i viaggiatori a ricorrere a bottiglie monouso. Questa pratica genera una quantità significativa di rifiuti plastici e rappresenta una spesa ricorrente che può essere evitata.

Per i backpacker e i viaggiatori che visitano zone con temperature elevate o ambienti remoti, i filtri convenzionali non garantiscono la totale eliminazione di batteri e virus, secondo quanto riportato da Ozeanic. Questi sistemi, come quelli a carbone attivo o ceramici, hanno pori che misurano solitamente tra 0,5 e 5 micron, ideali per trattenere sedimenti, cloro, metalli pesanti e alcuni protozoi, ma insufficienti per fermare i patogeni più piccoli. Ad esempio, batteri comuni come l’E. coli (0,5-2 µm) potrebbero rimanere intrappolati o meno, a seconda delle dimensioni dei pori, mentre i virus, ancora più piccoli (0,02-0,3 µm), passano senza difficoltà.

Inoltre, in ambienti con temperature elevate, la proliferazione batterica tende ad accelerare, il che può intasare rapidamente la capacità di filtrazione, riducendone l’efficacia prima del previsto. L’uso ripetuto e la mancanza di una manutenzione adeguata, come la pulizia o la sterilizzazione, degradano ulteriormente la capacità di filtrazione, come sottolineato da Ozeanic.

Inoltre, sottolineano che in condizioni estreme, dove l’acqua può contenere sedimenti fini, materia organica o elevate concentrazioni virali, i filtri tradizionali possono offrire un falso senso di sicurezza: trattengono alcune impurità visibili, ma non eliminano gli agenti patogeni invisibili né distruggono le strutture infettive come i capside virali.

Dopo l’approvazione del brevetto negli Stati Uniti, Ozeanic ha deciso di rallentare il suo ingresso nel mercato statunitense a causa dell’incertezza tariffaria prevista per il 2025. Nel frattempo, l’azienda continua il suo sviluppo e consolidamento in cinque mercati europei, preparando la sua futura espansione in un contesto internazionale più favorevole.