Mar. Ago 5th, 2025

La memoria è uno strumento fondamentale per l’essere umano, ma quando una persona rimane intrappolata in ricordi costanti del passato, può diventare fonte di sofferenza emotiva e disturbi psichiatrici. Le cause di questa fissazione sono molteplici e complesse. Possono essere esperienze traumatiche, determinati tratti della personalità, stili di pensiero o condizioni psicologiche preesistenti.

Perché non riesci a lasciarti il passato alle spalle? Il circolo vizioso di trauma e rimuginio

Chi ha subito un evento traumatico (abusi, violenze, incidenti o perdite gravi) e non riesce a “elaborarlo” adeguatamente, quell’evento invade la sua mente più e più volte.

Un’altra causa comune è la depressione, che induce a rimuginare su eventi passati, specialmente quelli considerati fallimenti, perdite o errori. Rimuginare non è produttivo né porta a una risoluzione, ma semplicemente approfondisce la tristezza e rafforza una visione negativa di sé e del mondo.

In alcuni tipi di disturbo ossessivo-compulsivo (DOC), alcune persone sviluppano pensieri ossessivi su cose che hanno detto o fatto molto tempo fa, nel caso in cui abbiano agito male o ferito qualcuno.

Una persona paralizzata senza sapere cosa fare

Anche i disturbi della personalità possono contribuire a vivere legati al passato, poiché spesso la persona costruisce una narrazione rigida su se stessa (“sono stato rifiutato durante l’infanzia”, “sono stato tradito”) che impedisce una visione flessibile del presente e del futuro.

Vivere mentalmente nel passato influisce sulla salute emotiva, sulla capacità di relazionarsi, sul processo decisionale e sul senso di scopo. Una delle conseguenze più comuni è l’ansia persistente, poiché, anche se l’evento non sta più accadendo, il corpo e la mente reagiscono come se fosse reale e presente. Ciò genera sintomi fisici (tachicardia, insonnia, tensione muscolare) e uno stato di allerta costante.

È inevitabile l’incapacità di godersi il presente (anedonia) poiché, intrappolati nel passato, ci si disconnette dal qui e ora, con ripercussioni sulle relazioni personali, sul lavoro o sui piccoli piaceri quotidiani.

Quando qualcuno si definisce solo in base al proprio passato, perde la capacità di evolversi. La narrativa personale si congela (“sono così perché mio padre mi ha abbandonato” o “non sarò mai felice perché ho perso un lavoro eccezionale”) e diventa una verità assoluta che impedisce la connessione con il presente.

Vivere mentalmente nel passato influisce sulla salute emotiva. Una delle cause più comuni è l’ansia persistente

Queste persone tendono a diventare più isolate, introverse o diffidenti e, rivivendo eventi dolorosi, possono sviluppare una visione pessimistica del mondo.

Il passato include anche le esperienze che portano al “qui e ora”, come una valigia piena di ricordi felici e tristi, di decisioni buone e cattive, di persone che erano presenti e non lo sono più, tra le altre esperienze.

Sant’Agostino (354-430) affermava che in realtà l’unico tempo esistente era il presente, ma che quel presente contiene “un presente delle cose passate, un presente delle cose presenti e un presente delle cose future”, sottolineando così che l’individuo rimane in una relazione costante e inevitabile con il tempo e con la sua storia.

Ma come qualcuno ha detto: “Vivere nel passato è scegliere di non essere nel presente e negarsi la possibilità di godere di un futuro migliore”. Dalla psichiatria e dalla psicologia è possibile superare e ricostruire il rapporto con il passato.