Mer. Ago 6th, 2025

Due anni fa, nella primavera del 2023, la casa editrice Springer Nature annunciava un atteso sorpasso. La Cina aveva superato gli Stati Uniti nel Nature Index, un indice creato per misurare il contributo alla produzione scientifica di paesi e istituzioni. Da allora è passato del tempo e tutto indica che la scienza cinese, lungi dal rallentare il passo, ha aumentato il distacco dal suo principale concorrente.

Leader solitario

L’ultima revisione del Nature Index Research Leaders, la “classifica” basata sull’indice elaborato dalla casa editrice responsabile della rivista Nature, è una nuova prova del consolidamento delle istituzioni cinesi come elemento chiave nel modello globale di ricerca scientifica.

Secondo i responsabili dell’indice, nel 2024 la Cina ha raggiunto un indice di 32.122, con un aumento del 17% rispetto all’anno precedente, consolidando la prima posizione conquistata due anni fa. L’azienda che elabora l’indice sottolinea inoltre che il Paese asiatico conta otto istituzioni tra le prime dieci a livello mondiale.

Valutare la scienza globale

Dopo la Cina e gli Stati Uniti, due paesi europei occupano rispettivamente il terzo e il quarto posto, Germania e Regno Unito. Anche i paesi asiatici si consolidano nella “Top 10” nazionale, con quattro paesi rappresentati (oltre alla Cina, Giappone, Corea del Sud e India), eguagliando i quattro europei in queste posizioni di testa.

L’Accademia delle Scienze Cinese apre la lista delle istituzioni scientifiche più importanti, seguita dall’Università di Harvard e dall’Università di Scienza e Tecnologia della Cina.

Nature Index

Ma cos’è esattamente questo indice? Il Nature Index è un indice basato sui contributi di scienziati affiliati a varie istituzioni di ricerca (pubbliche, private o aziende). Questi contributi sono misurati attraverso articoli pubblicati in un campione di varie riviste scientifiche ad alto impatto.

Nel 2023 segnaliamo che la leadership della scienza cinese era dovuta al lavoro svolto dalle istituzioni cinesi nella lotta contro il Covid, ad esempio nell’identificazione e nella sequenziazione del virus e di alcune delle sue varianti. Tuttavia, abbiamo anche sottolineato che questo vantaggio rispondeva anche a una tendenza che era già in atto prima della pandemia.

A cinque anni dall’inizio della pandemia, i dati sembrano confermare il peso di questa tendenza al rialzo al di là della situazione congiunturale determinata dalla pandemia. Un’ascesa che non è esclusiva di questo gigante asiatico, ma è condivisa anche da altri paesi del continente, come la Corea del Sud e l’India, che hanno visto aumentare di diversi punti percentuali (rispettivamente 4,1% e 2%) il loro contributo. Questo aumento ha infatti permesso alla Corea del Sud di superare il Canada, posizionandosi al settimo posto nella classifica globale dei paesi con il maggior contributo alla scienza.