Ven. Ago 1st, 2025

Un ponte tra il mondo delle criptovalute e quello della finanza tradizionale, uno strumento per trasformare i sistemi di pagamento. Le stablecoin, criptovalute che mantengono il loro valore stabile grazie al loro legame con una valuta tradizionale come l’euro o il dollaro, si stanno facendo strada nella finanza tradizionale e non possono essere ignorate. Fin dall’inizio del mercato delle criptovalute, la Banca Centrale Europea ha messo in guardia sui rischi di un ecosistema opaco e volatile. Nei suoi rapporti sull’argomento, c’erano pochi spiragli di luce. Ma ora qualcosa sta cambiando. In un’analisi pubblicata lunedì dalla BCE, Jürgen Schaaf, consulente per le infrastrutture di mercato della massima autorità monetaria dell’eurozona, riconosce che le stablecoin rappresentano un’opportunità per rafforzare il ruolo internazionale dell’euro.

Il paradosso delle cripto: come l’Europa potrebbe usare le stablecoin per emanciparsi dal dollaro

L’esperto sottolinea che le stablecoin sono intrinsecamente diverse dalle criptovalute come bitcoin ed ether, “che sono prive di valore intrinseco”. Le stablecoin funzionano come un “equivalente monetario basato su blockchain, liquido, trasferibile a livello globale e percepito come una riserva di valore stabile e solida”. In un mercato che vale già 265 miliardi di dollari (circa 227 miliardi di euro), le stablecoin legate al dollaro dominano con il 99% della capitalizzazione totale. Al contrario, quelle denominate in euro sono marginali, con un valore totale che non raggiunge i 350 milioni. Gli analisti di mercato prevedono che il valore totale di questo mercato potrebbe raggiungere i 2.000 miliardi di dollari entro la fine del 2028.

Il predominio di questi asset legati al dollaro rappresenta un rischio per l’eurozona. Le stablecoin si stanno facendo spazio nel settore dei pagamenti, delle rimesse, delle transazioni transfrontaliere e dell’e-commerce. I principali fornitori di servizi di pagamento statunitensi (Visa e Mastercard) le stanno integrando nelle loro offerte. Inoltre, vengono utilizzate per regolare operazioni nella finanza decentralizzata, sulle piattaforme crittografiche e sui mercati di asset tokenizzati. E come deposito di valore e per generare reddito: alcune piattaforme offrono interessi sui depositi di questi asset, proprio come i conti di risparmio. Per questo motivo le grandi banche vogliono entrare in questo business, temendo che possano sottrarre servizi tradizionali agli istituti finanziari, come la canalizzazione del risparmio e l’acquisizione di depositi, fino a diventare un problema per la stabilità finanziaria della regione.

Se la loro adozione diventasse massiccia, il dollaro si rafforzerebbe nell’eurozona e la BCE potrebbe vedere indebolito il suo controllo sulle condizioni monetarie della regione. “Questa intrusione, anche se graduale, potrebbe replicare i modelli osservati nelle economie dollarizzate, soprattutto se gli utenti cercano sicurezza o rendimenti che non sono disponibili negli strumenti denominati in euro”, avverte. E la dinamica sarebbe difficile da invertire.

L’euro digitale e le stablecoin: l’arma segreta dell’UE per sfidare il dominio del dollaro

“Questo dominio del dollaro statunitense fornirebbe agli Stati Uniti vantaggi strategici ed economici, permettendo loro di finanziare il proprio debito a un costo inferiore e, allo stesso tempo, di acquisire influenza globale. Per l’Europa, ciò si traduce in maggiori costi di finanziamento rispetto agli Stati Uniti, minore autonomia nella politica monetaria e dipendenza geopolitica”. Quest’ultimo punto è alla base dello sviluppo dell’euro digitale, ovvero limitare la dipendenza dagli Stati Uniti nei servizi di pagamento, e l’esperto lo menziona brevemente, affermando che il progetto può coesistere con le iniziative private.

Propone quindi di fornire maggiore sostegno alle stablecoin denominate in euro e adeguatamente regolamentate, perché chiudere gli occhi di fronte a questo fenomeno “potrebbe costare caro” alla regione. “Le monete stabili legate all’euro, se progettate con standard elevati e un’efficace mitigazione dei rischi, potrebbero soddisfare esigenze legittime del mercato. Potrebbero anche rafforzare il ruolo internazionale dell’euro”, insiste. La minaccia è dietro l’angolo: il governo statunitense, infatti, ha chiarito il suo sostegno alle stablecoin, con l’adozione di una legge che regola esclusivamente questo mercato per rafforzare il dominio del dollaro attraverso questi asset.

Per questo motivo, Schaaf ritiene che si tratti di un’opportunità unica per l’Europa. Il MiCA offre un quadro normativo stabile e getta le basi affinché questo mercato possa prosperare anche nel Vecchio Continente. “Se l’Eurosistema e l’Unione Europea riusciranno a sfruttare questo vantaggio, attraverso una regolamentazione solida, investimenti nelle infrastrutture e innovazione nelle valute digitali, l’euro potrebbe emergere come una moneta più forte. In un mondo instabile, ha il potenziale per diventare la base su cui altri potranno costruire”, sottolinea.

Ma non è tutto oro quel che luccica. L’esperto insiste sui rischi che questi asset comportano. Un crollo disordinato e imprevisto, ad esempio, potrebbe ripercuotersi sull’intero sistema finanziario, e il rischio di contagio è una preoccupazione crescente per le banche centrali. Anche la divergenza normativa è fonte di preoccupazione. Sebbene l’Europa disponga del regolamento MiCA e gli Stati Uniti della legge Genius, quest’ultima è più permissiva rispetto alla normativa europea. Inoltre, secondo la BCE, la capacità di questi asset di creare un ecosistema monetario al di fuori del controllo delle banche centrali indebolirebbe la sovranità monetaria e favorirebbe la fuga di capitali, in particolare nelle economie emergenti e in via di sviluppo.