Agenti del Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale (TPC) hanno indagato su sette persone accusate di reato contro il patrimonio storico e di “danni aggravati” in un sito archeologico situato nelle immediate vicinanze della Via Appia Antica, nel tratto che attraversa la provincia di Frosinone, per un valore stimato di oltre sei milioni di euro.
Scavi abusivi tra reperti romani: la Procura indaga sul degrado di un bene culturale
L’indagine è stata avviata nel febbraio 2025, su richiesta della Procura della Repubblica di Frosinone, che ha chiesto l’intervento del TPC per verificare possibili danni all’area archeologica, “causati da lavori di rimozione, adattamento e sistemazione del terreno di un’azienda agricola” situata nel comune di Castro dei Volsci.
Il terreno si trova nelle immediate vicinanze della Via Appia Antica, dichiarata Bene di Interesse Culturale nella categoria Vie Storiche. Un funzionario della Soprintendenza Archeologica del Lazio, venuto a conoscenza dei fatti, ha presentato denuncia.
Sul posto sono intervenuti agenti del TPC per effettuare un sopralluogo tecnico, durante il quale hanno confermato recenti lavori con mezzi meccanici pesanti, livellamento e dissodamento del terreno all’interno dell’azienda agricola, con il presunto intento di convertire l’area a oliveto superintensivo, come riferito dai Carabinieri in un comunicato stampa.
I lavori consistevano nell’apertura di fossati e altri scavi di notevole profondità, “eseguiti in modo improprio all’interno dei confini del sito archeologico”. L’area interessata, dove sono presenti numerosi reperti archeologici, copre circa 25.356 metri quadrati.
Tra i reperti rinvenuti in superficie spiccano numerosi frammenti ceramici, macine, basi di torchi, pietre, blocchi lapidei e tegole, oltre a manufatti di particolare interesse storico come grandi dolia romani.
Danni causati
La maggior parte di questo materiale “appare frammentato e decontestualizzato a causa dell’azione diretta dei mezzi meccanici utilizzati per i lavori di dissodamento”, con danni “di notevole entità”, spiegano i Carabinieri.
È stato inoltre accertato l’intervento di mezzi pesanti nell’alveo del cosiddetto “Fosso delle Volpi”, con “modifica del tracciato originario che ha interessato l’argine demaniale e la fascia di rispetto per oltre 500 metri di lunghezza”.
La Soprintendenza Archeologica del Lazio ha redatto una relazione tecnica che conferma come “la metodologia utilizzata fosse inadeguata, con lavori eseguiti senza controllo archeologico e senza le necessarie autorizzazioni amministrative“.
In particolare, non è stato rispettato l’obbligo di segnalare i reperti archeologici e i lavori hanno causato la parziale distruzione della stratigrafia archeologica, provocando “una perdita irreparabile di informazioni, con danni stimati in oltre sei milioni di euro”.
Per questi motivi, i lavori sono stati sospesi con provvedimento dell’autorità competente. L’evidenza dei fatti ha portato all’indagine di sette persone per reato contro il patrimonio storico e “danni aggravati al sito archeologico per grave negligenza”. Gli atti sono stati trasmessi al Tribunale di Frosinone.