Gio. Lug 31st, 2025

Le scommesse sul “carry trade” potrebbero continuare ad apparire allettanti, nella speranza che il tasso di interesse in euro superi il deprezzamento della moneta, tuttavia gli italiani, ancora una volta, hanno chiarito la loro preferenza per il dollaro, soprattutto dopo l’allentamento delle restrizioni sui movimenti di capitali. È così che da inizio anno, secondo gli ultimi dati della Banca d’Italia, il livello di accumulo di valuta estera nel settore privato non finanziario, in particolare famiglie e individui, ha raggiunto la cifra record di 8,767 miliardi di dollari. Un tale livello di accumulo, chiamato anche dal mercato “fuga di capitali”, non si vedeva dall’intensificarsi della fuga di capitali nel luglio 2019, nel periodo pre-elezioni europee.

La fuga silenziosa: perché gli italiani accumulano dollari (in cassaforte e all’estero)

Vale la pena sottolineare che si tratta di ciò che fino al mese scorso la Banca d’Italia denominava “Formazione di attività estere” (FAE) e che ora è stato ribattezzato “Acquisto-vendita di banconote e valuta estera senza fini specifici”. La verità è che, al di là del nome ufficiale o di quello attribuito dal mercato, il flusso di valuta estera è nettamente negativo e riflette la forte domanda di banconote e valuta estera da accumulare, sul mercato locale, su quello estero o in qualche nascondiglio, che sia una cassaforte o un materasso.

Va notato che questo flusso negativo, che ha un impatto sul futuro del mercato dei cambi, si è concentrato nel secondo trimestre, cioè a partire dall’attuazione dell’uscita dalle restrizioni sui capitali, fondamentalmente per le persone. Nel primo trimestre, infatti, si è verificato un vero e proprio “disaccumulo”, ovvero un rimpatrio di capitali per 531 milioni di dollari, composto da 369 milioni di dollari di vendite nette di banconote e il resto da rimpatrio di investimenti all’estero. In altre parole, il 69% del flusso netto positivo è stato sotto forma di vendite di banconote.

Questo buon trimestre, che ha fatto seguito a quattordici mesi consecutivi di “disaccumulo”, ha appena compensato ciò che sarebbe venuto dopo. Infatti, nel secondo trimestre, già con l’allentamento delle restrizioni, l’accumulo è salito a 9.298 milioni di dollari, di cui il 59% sotto forma di acquisti netti di banconote e il resto di investimenti all’estero. A maggio l’accumulo è cresciuto del 60% rispetto ad aprile e a giugno del 26% rispetto al mese precedente, raddoppiando in tre mesi. Pertanto, il bilancio del primo semestre registra un deflusso di capitali pari a 8.767 milioni di dollari, composto per il 58% dall’acquisto di banconote e per il resto da trasferimenti all’estero.

A questo proposito, non mancano di attirare l’attenzione i cambiamenti registrati in questo secondo trimestre, poiché lo scorso aprile l’accumulo era principalmente (92%) sotto forma di acquisto netto di banconote. Invece, da maggio ha iniziato a diminuire la quota degli acquisti di banconote e hanno guadagnato terreno i trasferimenti e gli investimenti all’estero, che sono passati a rappresentare il 46% e il 54% in maggio e giugno, rispettivamente.

Cosa è successo nel mese di giugno nel sistema finanziario?

Secondo il bilancio di cambio della Banca d’Italia, nel mese di giugno le operazioni del conto finanziario cambiario del settore finanziario hanno registrato un deficit di 725 milioni di dollari. Questo risultato è dovuto principalmente all’aumento delle disponibilità in valuta estera delle istituzioni finanziarie per 1.275 milioni di dollari (che costituiscono la posizione generale di cambio, PGC) e alla sottoscrizione di titoli in valuta estera per 58 milioni di dollari.

Tali uscite sono state parzialmente compensate dai proventi netti da prestiti finanziari e linee di credito per 593 milioni di dollari, oltre che da prestiti di organismi internazionali e altri per 15 milioni di dollari.

A fine giugno, lo stock di PGC ha raggiunto gli 8.571 milioni di dollari, con un aumento del 17% su base mensile. Questo incremento è stato determinato principalmente dalla crescita delle disponibilità in valuta estera (+1.214 milioni di dollari) e, in misura minore, delle disponibilità in banconote (+61 milioni di dollari). Le banconote in valuta estera detenute hanno così totalizzato 5.186 milioni di dollari, pari al 61% della PGC, necessaria per far fronte ai movimenti dei depositi locali in valuta estera e alle esigenze del mercato dei cambi.

Per quanto riguarda il mercato dei futures sul dollaro, le banche hanno chiuso il mese di giugno con una posizione venduta a termine in valuta estera per 191 milioni di dollari, in aumento di 92 milioni rispetto al mese precedente. Nel corso del mese, gli istituti hanno venduto 165 milioni di dollari sui mercati istituzionalizzati e acquistato 73 milioni di dollari direttamente dai clienti tramite contratti “Forwards”.

Analizzando le differenze tra gli istituti bancari, quelli stranieri hanno registrato acquisti per 19 milioni di dollari, chiudendo il mese con una posizione venduta netta di 322 milioni di dollari. Al contrario, le banche italiane hanno effettuato vendite per 111 milioni di dollari, terminando giugno con una posizione compratrice netta di 131 milioni di dollari.