Ti sei mai chiesto perché non riesci a ricordare i dettagli della tua infanzia? Per molte persone, i primi anni di vita appaiono come uno spazio vuoto nella memoria, privo di immagini. Questa sensazione di vuoto nella memoria non è sempre allarmante, ma influenza in un modo o nell’altro lo sviluppo della persona. La psicologia fornisce una spiegazione dettagliata di questo fenomeno sempre più comune, che ha a che fare con fattori emotivi ed esperienze vissute nelle prime fasi della nostra vita. Il Centro di Psicologia a.
Un ambiente conflittuale e stressante: i motivi principali per cui non si ricorda l’infanzia
Come spiega il blog del centro di psicologia, “quando cresciamo in un ambiente pieno di conflitti, stress o persino violenza, la nostra mente dà la priorità alla nostra protezione. Invece di registrare ricordi dettagliati, il nostro sistema nervoso si concentra sul tenerci al sicuro. Questo può far sì che abbiamo pochi ricordi consapevoli di quegli anni. Al loro posto, il corpo conserva questi ricordi sotto forma di sensazioni, paure o comportamenti”. In altre parole, quando durante l’infanzia ci troviamo in ambienti in cui predomina il caos, il nostro cervello si concentra sulla sopravvivenza. Questo è il motivo per cui non riusciamo a ricordare la nostra infanzia, perché eravamo dissociati per poter affrontare tale stress.
Le conseguenze di questo stress precoce
Questo trauma viene immagazzinato nel nostro sistema nervoso, nei muscoli e nelle sensazioni corporee. Pertanto, le conseguenze più comuni in età adulta sono la tensione muscolare costante, la sensazione di vuoto o disconnessione o la sensibilità a determinati rumori, toni o situazioni che ricordano il passato, il tutto senza esserne consapevoli. Al di là di queste conseguenze fisiche, spiega, hanno anche molto a che fare con il modo in cui interagiamo da adulti. Alcuni fattori che si manifestano nel presente dopo aver subito questo stress precoce sono la difficoltà a fidarsi delle persone, la paura dei conflitti, l’ansia nelle relazioni sentimentali e l’ipervigilanza emotiva.