La criptovaluta più grande e conosciuta al mondo è già stata minata per oltre il 94% e sul mercato delle criptovalute ne restano solo poco più di 1,2 milioni. Con l’halving del 2024 ancora fresco, la scarsità programmata di questo asset rafforza il suo status di riserva digitale di valore e aumenta l’interesse istituzionale. Il conto alla rovescia per gli ultimi bitcoin è già iniziato. Dei 21 milioni di BTC che esisteranno, oltre 19,8 milioni sono già stati minati. Il risultato lascia meno di 1,2 milioni di unità di questa criptovaluta disponibili, ovvero solo il 5,7% del totale iniziale.
Presto il bitcoin finirà
La cifra, lungi dall’essere solo simbolica, è un promemoria tangibile della scarsità strutturale che caratterizza questo asset digitale, che sembra diventare popolare al ritmo delle parole di Donald Trump e delle mosse dei politici a Washington.
Questo momento coincide inoltre con un altro evento determinante per Bitcoin: l’halving (riduzione della ricompensa per il mining) dell’aprile 2024.
Come accade ogni 210.000 blocchi (circa ogni 4 anni), la ricompensa per i miner è stata ridotta, diminuendo la velocità di emissione dei nuovi bitcoin e accentuando la pressione sull’offerta.
Bitcoin schizza a oltre 100.000 dollari, alimentato dall’euforia di Trump per le criptovalute
A differenza delle valute fiduciarie, la cui emissione può essere ampliata in base alle decisioni delle banche centrali, Bitcoin opera secondo regole fisse: sin dal suo lancio nel 2009 è stato stabilito che ne esisteranno solo 21 milioni di unità, né più né meno, una misura che è stata uno dei pilastri ideologici e tecnici che ha attirato milioni di investitori, dai privati ai fondi di investimento globali.
Un progetto con implicazioni politiche ed economiche
Per i suoi sostenitori, la scarsità di Bitcoin non è una semplice curiosità tecnica, ma una forma di resistenza monetaria: il suo limite fisso, il suo codice aperto e la sua governance decentralizzata gli conferiscono una struttura che molti considerano immune alla manipolazione.
Inoltre, il fatto che, a partire dal 2025, oltre il 94% dell’offerta sarà già in circolazione, eleva il profilo del dibattito: chi controllerà i Bitcoin rimanenti? In che modo l’offerta in calo influirà sui prezzi? Quale impatto avrà sugli incentivi dei miner?