Non è necessariamente qualcosa di negativo, ma può riflettere tratti della personalità o stati emotivi. Scegliere sistematicamente lo stesso posto dove sedersi sul divano di casa è un comportamento che, lungi dall’essere casuale, può rivelare aspetti profondi della nostra personalità e del nostro stato emotivo. Secondo gli psicologi comportamentali, questa tendenza è legata a meccanismi psicologici legati alla ricerca di stabilità, controllo e conforto emotivo. Sebbene per molte persone si tratti semplicemente di un’abitudine automatica, per altre può manifestare esigenze più complesse di ordine, struttura o persino ansia di fronte ai cambiamenti. Questo comportamento, osservato in numerose case, ha suscitato l’interesse degli specialisti in psicologia ambientale, che spiegano che gli spazi quotidiani diventano estensioni della nostra identità. “Quando una persona sceglie ripetutamente lo stesso posto sul divano, sta stabilendo una micro-routine che le dà un senso di prevedibilità e sicurezza”, spiegano gli esperti. Questo comportamento può essere interpretato da molteplici prospettive, dalla semplice preferenza fisica a manifestazioni di modelli psicologici più profondi legati alla territorialità umana o al bisogno di controllo sull’ambiente circostante. Le ricerche più recenti nel campo della psicologia comportamentale indicano che le routine spaziali funzionano come ancore emotive per molte persone, specialmente in un contesto sociale in cui l’incertezza e i cambiamenti costanti generano livelli crescenti di ansia. Questo fenomeno, sebbene apparentemente banale, può offrire una finestra per comprendere meglio come le persone gestiscono il loro bisogno di stabilità in un mondo sempre più imprevedibile.
Interpretazioni psicologiche
Una delle spiegazioni più comuni per questo comportamento è la ricerca di controllo e stabilità nell’ambiente. «Mantenere una posizione fissa in spazi familiari come il divano fornisce un senso di ordine prevedibile in un mondo che spesso sfugge al nostro controllo», afferma María Rodríguez, psicologa specializzata in comportamenti abituali. Questa tendenza è solitamente più pronunciata nelle persone con tratti perfezionisti o che hanno vissuto situazioni di instabilità emotiva o vitale.
D’altra parte, questo comportamento può anche essere interpretato semplicemente come un’abitudine o un automatismo sviluppato nel tempo. Il cervello umano tende a risparmiare energia stabilendo routine, e la scelta dello stesso posto può essere semplicemente il risultato di una preferenza che si è rafforzata con la ripetizione, senza necessariamente avere un significato psicologico profondo. «Il nostro cervello crea scorciatoie mentali per le decisioni quotidiane, permettendoci di destinare risorse cognitive a questioni più complesse», spiegano i neuroscienziati.
Anche il concetto di territorialità gioca un ruolo importante in questo fenomeno. Da un punto di vista evolutivo, gli esseri umani, come molte altre specie, tendono a stabilire e difendere spazi che considerano propri. Nel contesto domestico, questo si traduce nella demarcazione di zone personali all’interno di spazi condivisi. «È un modo primitivo per stabilire gerarchie e definire limiti spaziali», sottolineano gli esperti di psicologia evolutiva.
Un aspetto affascinante di questo comportamento è l’associazione emotiva che può svilupparsi con determinati spazi. Le persone tendono ad associare luoghi specifici a stati emotivi o ricordi particolari, consciamente o inconsciamente. «Quel particolare angolo del divano può essere associato a momenti di relax, sicurezza o piacere, come guardare un film preferito o trascorrere del tempo con i propri cari», spiega Antonio López, psicoterapeuta specializzato in comportamenti quotidiani.
In casi più specifici, l’insistenza nell’occupare sempre lo stesso posto può indicare un certo grado di rigidità cognitiva o difficoltà ad adattarsi ai cambiamenti. Questa caratteristica è più comune nelle persone con tendenza all’ansia o con disturbi dello spettro ossessivo-compulsivo. Per queste persone, cambiare posto può generare un disagio significativo, poiché rompe uno schema che fornisce loro sicurezza psicologica. Tuttavia, gli specialisti insistono sul fatto che, nella maggior parte dei casi, questo comportamento rientra nella normalità e non deve essere motivo di preoccupazione. “Solo quando interferisce in modo significativo con la flessibilità vitale o causa un disagio notevole potrebbe essere considerato problematico”, chiariscono gli psicologi clinici consultati.
Quando potrebbe indicare un problema sottostante?
Sebbene questo comportamento sia generalmente innocuo, esistono alcuni segnali che potrebbero indicare che l’abitudine di sedersi sempre nello stesso posto riflette modelli più rigidi che potrebbero richiedere attenzione. Tra questi segnali spiccano l’ansia eccessiva quando un’altra persona occupa «il nostro posto», l’incapacità di godersi un’attività se non si è nel posto abituale o la generalizzazione di questa esigenza a contesti diversi da quello domestico. Gli esperti sottolineano che se questo comportamento è accompagnato da un disagio significativo quando ci si vede costretti a cambiare, potrebbe far parte di un modello più ampio di rigidità comportamentale che meriterebbe di essere valutato professionalmente.
«La flessibilità adattiva è un indicatore importante di salute mentale», afferma il dottor Javier Martínez, psichiatra dell’Ospedale Universitario La Paz di Madrid. È importante sottolineare che questi modelli possono intensificarsi in periodi di stress o incertezza. «Durante la pandemia di COVID-19, abbiamo osservato un notevole aumento dei comportamenti legati al controllo dello spazio personale e delle routine domestiche», spiegano gli psicologi che hanno studiato gli effetti psicologici della crisi sanitaria.
Sebbene questo comportamento raramente richieda un intervento, alcune persone possono sentirsi a disagio con la propria rigidità o quella dei propri familiari. Gli psicologi raccomandano alcuni semplici esercizi per coltivare una maggiore flessibilità nelle abitudini spaziali quotidiane. «Un buon esercizio consiste nel cambiare deliberatamente posto di tanto in tanto, osservando le sensazioni che questo genera», suggerisce Elena Fernández, psicologa clinica.
“Non si tratta di sforzarsi di abbandonare preferenze legittime, ma di assicurarsi che queste preferenze non diventino rigidi bisogni che limitano la nostra capacità di adattamento”. Altri consigli includono riflettere sull’origine di questa preferenza (comodità fisica? Associazione emotiva? Abitudine?) e praticare piccoli cambiamenti in altre routine quotidiane per allenare la flessibilità cognitiva e la tolleranza all’incertezza, capacità che gli psicologi considerano fondamentali per il benessere emotivo nel mondo di oggi.
In definitiva, sedersi sempre nello stesso posto del divano è un comportamento che può rivelarci aspetti interessanti sul nostro rapporto con lo spazio, la routine e il bisogno di controllo. Come tante altre abitudini quotidiane, ci offre uno specchio in cui osservare modelli più ampi della nostra personalità e dei nostri bisogni emotivi, senza che ciò implichi necessariamente un problema o una virtù, ma semplicemente un’altra caratteristica del nostro modo unico di abitare il mondo.