Ven. Ago 8th, 2025

Il progetto dell’Osservatorio Astronomico dell’Università di Valencia (UV) “A Touch of the Universe” ha creato, nella sua seconda fase, modelli 3D unici di buchi neri supermassicci, della Via Lattea e della ragnatela cosmica, che consentono a studenti e ricercatori ipovedenti di scoprire fenomeni astronomici. Il progetto è stato diretto da Amelia Ortiz Gil, astrofisica dell’Osservatorio Astronomico UV, e sta sviluppando la sua seconda fase con nuovi modelli 3D “più complessi e unici”.

L’universo a portata di mano: i modelli 3D per non vedenti svelano i loro segreti

Grazie al finanziamento dei fondi europei NextGeneration, “A Touch of the Universe”, a cui collaborano anche ricercatori dell’Istituto di Astrofisica dell’Andalusia e dell’Istituto di Fisica della Cantabria, è riuscito a realizzare nuovi modelli 3D “unici”. “Sono modelli molto più complessi che rappresentano realtà astronomiche più complicate e difficili da spiegare a chiunque, vedente o non vedente”, sostiene l’astrofisica valenciana.

Con l’obiettivo primario di “illustrare concetti e mostrare oggetti importanti in astronomia”, l’Università di Valencia propone modelli di grande impatto, come la stella di tipo Be, “speciale, molto massiccia, molto calda, molto giovane”, che presenta linee di emissione nel suo spettro e ruota molto velocemente, il che le conferisce una curiosa forma allungata; o la Via Lattea che, come ha sostenuto Amelia Ortiz, “non possiamo vedere perché è così grande che non può essere fotografata da un satellite”.

Tuttavia, grazie ai dati forniti dalla missione europea di astrometria Gaia, è possibile ottenere un’immagine accurata e affidabile della galassia, ora stampata in 3D e completamente palpabile: dal suo nucleo centrale alla barra di stelle e gas da cui emergono due bracci spirali principali che danno origine ad altri bracci secondari.

Newsletter Capaces

“Tutto questo possiamo raccontarlo, possiamo vederlo, ma se possiamo anche toccarlo, tanto meglio, no?”, sottolinea Ortiz, che evidenzia anche l’importanza del materiale utilizzato per la stampa tridimensionale, la polvere, perché offre un’esperienza “organica e sostenibile”, a differenza dei materiali composti da altre plastiche o resine.

Le informazioni ottenute dai dati dei telescopi, come l’Hubble, hanno facilitato la creazione dei modelli precedenti, così come del gruppo locale di galassie in cui si trova la Via Lattea, permettendoci di apprezzare “come sono i nostri vicini”; persino un modello dell’universo locale che include miliardi di anni luce e in cui “possiamo vedere dove si trovano i grandi superammassi di galassie, raggruppamenti di migliaia di galassie presenti nell’Universo, e come sono distribuiti in filamenti di materia oscura e gas”: è il ragno cosmico.

“Abbiamo iniziato a organizzare le attività per il 2009 sulla base di esperienze precedenti, come quella di Sebastián Musso in Argentina. Abbiamo creato un programma per non vedenti che ha debuttato all’Hemisfèric di València con grande successo”, ha spiegato la ricercatrice principale del progetto. Poi la Luna, “un importante punto di riferimento per la storia dell’umanità”, ha affermato, e infine i quattro pianeti rocciosi: Mercurio, Venere, la Terra e Marte.

È nato così questo progetto di ricerca solidale che ha reso accessibile l’universo alle persone non vedenti o ipovedenti attraverso la produzione di astrokit che, oltre alle sfere, contenevano un libro sulla Luna e immagini della NASA, il tutto in materiale tattile. Il lavoro è stato realizzato con il sostegno dell’Ufficio di Astronomia per lo Sviluppo dell’Unione Astronomica Internazionale.

Questi kit sono stati distribuiti in tutto il mondo, in paesi dell’America, dell’Africa e dell’Asia, affinché fossero accessibili ai bambini e alle bambine con scarse risorse. “È molto emozionante sentire l’entusiasmo con cui ricevono i modelli e le spiegazioni che li accompagnano; e, allo stesso tempo, ci si rende conto delle concezioni errate che hanno. Ad esempio, un bambino nato cieco, che sa dell’esistenza della Luna solo grazie ai libri tattili, finisce per pensare che sia piatta; tuttavia, quando tocca per la prima volta una sfera si rende conto che non è così, ma che ha un volume, e osservare questa reazione è molto bello”, ha ricordato Amelia Ortiz.

Uno dei motivi principali dell’importanza di un progetto come “A Touch of the Universe” risiede nel “rendere l’astronomia accessibile anche alle persone non vedenti, che possono toccare ciò che non possono percepire attraverso le immagini”. Tuttavia, come riconosce Ortiz, c’è un altro motivo: “Vogliamo che le persone che si occupano di scienza a livello professionale siano il più possibile diverse, perché la diversità è ricchezza”.

Secondo Amelia Ortiz, “il cielo è un tesoro che appartiene a tutti gli esseri umani che abitano la Terra e, quindi, noi che lo studiamo abbiamo il dovere di renderlo accessibile, di spiegarlo, affinché nessuno rimanga indietro e chiunque lo desideri possa imparare e godersi l’Universo come facciamo noi astronomi”.