Divinità ancestrale o eroe leggendario? In Polonia, un volto scoperto su un reperto risalente a 1000 anni fa e salvato dalle acque ha sorpreso gli archeologi.Nel 2024, un team di archeologi subacquei dell’Università Niccolò Copernico di Toruń ha scoperto un misterioso reperto sul fondo del lago Lednica, in Polonia. Situato tra le città di Gniezno e Poznań, il lago si estende nel cuore di uno dei siti archeologici più importanti del paese, legato alla fondazione dello Stato polacco intorno al 960. Condotta in collaborazione con il Museo della Prima Dinastia Piast, l’esplorazione di una parte delle mura di cinta crollate ha permesso di riportare in superficie una trave di quercia decorata con un sorprendente volto umano. Si tratta di una rara testimonianza delle credenze pagane slave.
Una rara testimonianza del periodo di cristianizzazione della Polonia nell’Alto Medioevo
Alto circa 12 cm e largo 9 cm, questo volto umano è scolpito direttamente nel legno della trave, più precisamente sul suo gancio (“haktwarze”), un elemento strutturale che assicurava la coesione delle mura. Il volto era rivolto verso l’esterno, in direzione del lago Lednica. Le analisi condotte sul legno della trave hanno permesso di datarlo, tramite dendrocronologia, intorno al 967 (con un margine di errore di circa 7 o 8 anni). Ciò colloca l’abbattimento dell’albero utilizzato per realizzare questa scultura proprio in un periodo di grande transizione culturale e politica per la Polonia.
Infatti, nel 966, la conversione e il battesimo del principe Mieszko I, primo sovrano attestato del Regno di Polonia, diedero un impulso decisivo al processo di cristianizzazione della regione, allora popolata da tribù slave pagane. L’isola di Ostrów Lednicki, al largo della quale è stata scoperta la trave, ospitava sotto il suo regno e quello del suo successore uno dei più importanti complessi difensivi e amministrativi del regno. Il Museo della Prima Dinastia Piast conserva e valorizza oggi i notevoli resti di quell’epoca ancora visibili sull’isola: rovine di un palazzo, di una cappella e di varie fortificazioni.
Un manufatto conservato per 1000 anni in fondo al mare
Il sito è oggetto di scavi archeologici da oltre 40 anni. Tutti hanno portato alla scoperta di reperti di grande valore culturale e scientifico. Tuttavia, i reperti in legno rimangono molto rari, poiché questo materiale si degrada molto rapidamente, tranne in casi di conservazione in condizioni eccezionali, come le zone umide o sottomarine. La trave del lago Lednica è stata perfettamente conservata durante una frana che l’ha fatta precipitare sul fondo dell’acqua, rendendola un reperto unico di eccezionale valore scientifico e culturale.
Una tradizione artistica locale
Sebbene gli esperti sottolineino che sono pochissime le rappresentazioni umane o gli oggetti antropomorfi di dimensioni simili conosciuti nelle culture slave dell’alto Medioevo, volti dello stesso tipo sono già stati rinvenuti in altri siti come Wolin, Novgorod la Grande e Staraya Ladoga. Il manufatto stilisticamente più simile è senza dubbio la scultura a quattro volti di Wolin, raffigurante Svetovit, un dio slavo dell’abbondanza e della guerra, scoperta nel 1974 sull’isola di Wolin. Essa presenta infatti gli stessi tratti stilizzati: mento triangolare, naso dritto e rappresentazione schematica degli occhi e delle sopracciglia.
Questa somiglianza stilistica rafforza l’ipotesi secondo cui la trave di Lednica si inserisce in una tradizione artistica locale, piuttosto che testimoniare l’influenza della cultura scandinava o russa. Per il dottor Andrzej Pydyn, direttore del Centro di Archeologia Subacquea dell’Università Niccolò Copernico di Toruń: «Questa scoperta non solo suscita ammirazione per questa maestria millenaria, ma apre anche un affascinante dibattito sulla vita spirituale degli Slavi nell’Alto Medioevo».
Ornamento estetico o simbolico?
Le dimensioni del volto e la qualità dell’esecuzione (in particolare la marcata attenzione al realismo nella resa degli occhi, del naso e del mento) suggeriscono che la scultura non avesse una semplice funzione decorativa, ma che dovesse anche avere, agli occhi delle popolazioni slave del X secolo, un significato simbolico, se non addirittura un potere magico. Secondo i ricercatori dell’Università Niccolò Copernico, è probabile che si tratti della rappresentazione di una divinità, di uno spirito o di un eroe con il compito di proteggere gli abitanti della fortezza.
Questa funzione apotropaica degli elementi decorativi è attestata anche in altri siti archeologici della regione, villaggi e fortezze slave dello stesso periodo, dove statuette, statue e tavole decorate con volti umani e animali erano incastonate nelle pareti di case o templi e nelle recinzioni. «Il ritrovamento di Lednica si inserisce nel contesto più ampio delle pratiche magiche protettive conosciute nei territori slavi», spiega il dottor Mateusz Popek, del Centro di Archeologia Subacquea dell’Università Niccolò Copernico. A volte, nelle mura difensive, troviamo ossa di animali, in particolare mascelle e teschi di cavalli, il che può indicare l’esistenza di sacrifici rituali a scopo protettivo.